Garfagnana
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LA LEGGENDA DEL MONTE SUMBRA
Esistono numerose leggende relative al Monte Sumbra, una delle quali racconta di una giovane contadina che ogni estate saliva col suo gregge nella parte della montagna che guarda il paese di Vagli, luogo conosciuto per propagare voci e suoni fino al paese. Si credeva, infatti, che in una delle sue numerose grotte fosse nascosto l’eco e questa ragazza spesso si divertiva ad urlare il nome del fidanzato per sentirlo divulgarsi rapidamente lungo le pendici della montagna. Un giorno però di repente l’eco assunse voci strane e iniziò a dire strane premonizioni: spaventata la contadina non tornò più sulla montagna. Alcuni sostengono che questo fenomeno era causato dalla voce di una fata che, dal fondo di una grotta, ripeteva ciò che si disperdeva nell’aria rivelando poi col soffio del vento i luoghi dove si trovavano favolosi giacimenti d’oro e d’argento.
Un altro racconto tradizionale è quello relativo al “camiscin” un capretto nero che si dice che agitando la zampetta inviti chiunque si trovi nei pressi a seguirlo. Solitamente si rivela negli alti pascoli della parete meridionale e, una volta portata la persona nei pressi di una croce o di una maestà, inesplicabilmente scompare.
Protagonisti dell'ultima leggenda sono gli invisibili Giganti che abitavano in antichità i profondi canaloni conosciuti come le Marmitte, inaccessibili all’uomo. In quel periodo gli abitanti della Garfagnana vivevano in una condizione di estrema povertà e la figura emblema di questa situazione era un vecchio pastore che abitava insieme ai suoi due nipotini orfani. Nonostante i molteplici sforzi che quest'ultimo faceva per sfamare le piccole creature, in alcune occasioni era costretto a chiedere solidarietà agli abitanti.
Una mattina si recò con i nipotini a raccogliere erbe sul monte Sumbra: mentre quest'ultimi giocavano lui, seduto ai piedi di una roccia pianse amare lacrime per la disperata situazione in cui versava.
Il vecchio, il giorno seguente, ritornò sul monte per raccogliere altre erbe, e giunto nei pressi della roccia notò un mucchietto di sale nello stesso punto in cui aveva versato le lacrime. Stupito ne prese la maggior quantità possibile, in quanto merce rara ma preziosa in quei tempi per la conservazione dei cibi, e una volta in paese lo scambiò con farina, carne e fagioli. Per molti giorni tornò alla montagna e trovò il sale, il che gli permise di fare una buona scorta di cibo, fino a quando un bel giorno non trovandolo, alzò gli occhi commossi verso la montagna per ringraziarla e vide ivi scolpiti i volti sorridenti di tre giganti.

Per approfondire:

Tradizioni e leggende della Garfagnana


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