Questa tradizione conosce le sue origini negli antichi riti propiziatori della primavera: è infatti nel mese di maggio che avvenivano le prime celebrazioni dell'anno.
Un tempo diffuso ovunque, oggi va in scena solamente in alcuni comuni grazie all'impegno prodigato da parte di studiosi ed appassionati allo scopo di preservare alcuni degli aspetti più caratteristici della cultura popolare. In particolare Pieve San Lorenzo è il comune in cui questa manifestazione tutt'oggi è maggiormente sentita tra la popolazione.
Il canto del Maggio è un'evocazione delle gesta dei paladini che si svolge all'aperto su palchi di fortuna, prati, spiazzi tra i castagni ed è caratterizzato da scenografie essenziali e semplici. Anche i cantori erano improvvisati in quanto, provenendo il Maggio dalle campagne, erano per la maggior parte contadini.
Per quanto riguarda i costumi, di solito invariati qualunque sia la vicenda narrata, nella loro essenzialità si distinguono per la vivacità dei colori, la presenza di lustrini e accessori quali spade finte, elmi con piume, corone di latta...
Questa rappresentazione drammatica prevede, dopo una parte iniziale cantata in coro, l'inizio dell’azione: il copione è suddiviso in strofe, formate da quartine o quintine, solitamente un numero che va da 200 a 300, raggiungendo in alcuni casi anche le 400. Esso sono cantate a piena voce, accompagnate da strumenti come il violino e la fisarmonica e interrotte solo da "ariette". Il soggetto può essere drammatico, profano o religioso e propone sempre una lotta tra bene e male in cui i malvagi sono sempre destinati ad una punizione oppure muoiono. Il ritmo è lento, conseguentemente anche allo sforzo compiuto dagli attori, ed è interrotto a volte da uno duello fra le parti avversarie.